Lun - Dom 9.00 / 18.00

Basilica di San Domenico

Edificio religioso, Bologna

Basilica di San Domenico: Informazioni sull'attrazione

L'attuale Basilica di San Domenico di Bologna sorge sul luogo precedentemente occupato dalla chiesa di San Nicolò delle Vigne. Il nome dell'antico edificio ricorda direttamente il fatto che il complesso non sorgesse in un contesto urbano, per quanto vicino alle mura della città.

I domenicani arrivarono a Bologna nel 1218, qualche anno dopo che il Papa Innocenzo III aveva approvato la loro regola in seguito a iniziali titubanze. Il primo ad arrivare sul luogo fu Beato Luigi d'Orléans che venne mandato in avanscoperta dallo stesso San Domenico e che, trattando con il proprietario, riuscì a farsi consegnare il terreno dove ancora oggi sorge il monastero domenicano.

Ospitati per un anno nella chiesa di Santa Maria di Mascarella in attesa della fine dei lavori, i domenicani si trasferirono definitivamente nella sede attuale nel 1219, sede dove, due anni più tardi, trovò la morte lo stesso San Domenico, ormai stremato da una vita di viaggi e privazioni.

Nel 1235 venne posta la prima pietra per la costruzione della nuova chiesa, immediatamente dedicata al Santo da poco deceduto. Esternamente questa era circondata da un cimitero di cui, ad oggi, rimangono a testimonianza le due arche che troneggiano nella piazza, sepolture di Rolandino de Passeggeri e di Egidio Foscherari, protagonisti dello Studio bolognese.

L'aspetto esterno della chiesa di San Domenico si deve ai rifacimenti del comitato per la Bologna Storico Artistica e non corrisponde quindi esattamente a ciò che nell'antichità si poteva vedere.

Gli interni di San Domenico

L'interno della chiesa era inizialmente suddiviso in due parti da un tramezzo demolito nel 1600. Successivamente alla demolizione lo spazio, divenuto unico, si rivelò essere troppo grande e sproporzionato (la chiesa misura ben 120 metri!).

Venne chiamato allora Carlo Dotti, lo stesso architetto che si occupò della risistemazione della Basilica di San Luca, a tentare di porre rimedio a questa disomogeneità. Il Dotti modificò profondamente la struttura delle cappelle laterali e decorò la navata centrale con una serie di archi alternati ad architravi interrompendo la monotonia della sequenza con due archi di altezza più elevata in corrispondenza delle due cappelle più importanti, quella di San Domenico e quella del Rosario. Utilizzando questo escamotage visivo, riuscì ad apportare una soluzione all'eccessiva lunghezza dell'edificio.

Nella cappella più grande della navata di destra si trova l'arca dove ancora oggi riposano le spoglie mortali del Santo, che venne decorata dall'intervento di molteplici artisti nel corso dei secoli tra cui Nicola Pisano, Niccolò dell'Arca, Alfonso Lombardi e non ultimo Michelangelo, a cui sono attribuiti la figura di San Petronio, San Procolo e l'angelo che regge il cero alla destra del corpo centrale.

Dall'altra parte delle navate vi è la cappella del Rosario, appartenente alla famiglia Guidotti e decorata dai migliori pittori dell'epoca cinque-seicentesca: Lavinia Fontana, i Carracci, Guido Reni, Michele Colonna e molti altri. Lo stesso Guido Reni, morto in povertà, trovò qui sepoltura, assieme ad Elisabetta Sirani, pittrice figlia del suo assistente Giovanni. A destra dell'entrata della Cappella svetta l'organo sul quale si esercitò Mozart durante il suo soggiorno in città nel 1770.

Altro elemento di grande pregio presente all'interno della Basilica di San Domenico è il coro ligneo, terminato nel 1551 su disegno di Fra Damiano da Bergamo e completamente intarsiato con l'uso di differenti legnami affiancati per ottenere molteplici sfumature di colore. Nel percorso che porta verso la scoperta del coro si può ammirare un altro gioiello della basilica ovvero “Lo sposalizio mistico di Santa Caterina per mano di Filippino Lippi.

Altre due particolarità visitabili di questo complesso sono il Chiostro dei Morti, che raccoglie alcune delle lapidi più importanti salvate dalla distruzione del cimitero esterno e ciò che ancora rimane della parte sinistra del transetto, ovvero dell'antica chiesa gotica (un frammento di un'antica cappella voluta e finanziata per la famiglia dei Pepoli, all'interno della quale si trova ancora il monumento celebrativo di Taddeo Pepoli, signore di Bologna nel 1300).

Sempre in quest’area della chiesa si trova, inoltre, il monumento a ricordo di Re Enzo, posto qui dai bolognesi a ricordo della sua sepoltura in loco, dopo la morte sopraggiunta dopo ben 23 anni di prigionia in città.

Il monastero è ancora abitato dalla comunità domenicana e ospita una Facoltà di Teologia e Filosofia, anche se una grande parte dell'edificio appartiene oggi all’arma dei Carabinieri che la ricevettero in seguito agli espropri napoleonici. All'interno del monastero si possono ancora visitare, solo accompagnati dai domenicani, l'antica sede dell’Inquisizione cittadina e la cella di San Domenico, dove il santo morì.