Area naturale, Casalecchio di Reno
La Chiusa di Casalecchio è l’opera idraulica funzionante più antica di tutta Europa.
Venne realizzata a partire dalla metà del 1300 per canalizzare e regolare le acque del fiume Reno e farle giungere nel cuore di Bologna, dove erano assolutamente necessarie a scopi difensivi e per far muovere le ruote dei mulini ad acqua.
La presenza dei mulini è ricordata ancora nella toponomastica bolognese in luoghi come ad esempio via Delle Moline. I grandi macchinari protoindustriali servivano oltre che alla macina dei cereali anche per la lavorazione della seta, mercato che rese la città celebre e fiorente.
Oggi i resti degli antichi mulini non sono più visibili all'interno dei canali ma sono stati trasportati al Museo della Civiltà Industriale.
Il rapporto di Bologna con l'acqua è sempre stato molto problematico: la città non era attraversata infatti da nessun grande fiume. La costruzione della Chiusa e dei suoi canali fu quindi un lavoro assolutamente necessario, condiviso dalla comunità bolognese intera, al fine di avviare il suo grande sviluppo.
Il sistema dei canali venne nel tempo costantemente sviluppato; Bologna si ritrovò così ad essere attraversata da un importante reticolo di vie d’acqua gestite da un porto navale molto importante.
L'acqua che scorre ancora all'interno della città arriva dunque, almeno per la maggior parte, dal fiume Reno, deviata all'altezza di Casalecchio proprio dalla Chiusa.
Il canale che prende origine dalla Chiusa entra in città attraverso via della Grada, via che porta ancora oggi questo nome per la presenza di una grande grata che controllava il flusso idraulico e i passaggi delle imbarcazioni commerciali. Era fondamentale controllare chi utilizzava i canali per entrare per uscire, per evitare che venissero introdotti prodotti non tassati all'interno del mercato cittadino creando concorrenza sleale.
Attorno al luogo dove sorge la Chiusa di Casalecchio si trova oggi una zona densamente antropizzata, vicina al cosiddetto Lido di Casalecchio. Il lido era il luogo dove negli anni ‘60, quando la villeggiatura diventò moda, i bolognesi venivano a cercare refrigerio durante le afose estati in città. Sorgevano un tempo in questo luogo piste da ballo, alberghi e ristoranti.
Proprio per la sua ingegnosità e antichità l'Unesco ha riconosciuto l'importanza della Chiusa di Casalecchio, attribuendole il titolo di “patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”. La targa posta in memoria presso la diga il 26 marzo del 2011 spiega inoltre che: “l'acqua è sorgente di vita, la sua conservazione e condivisione con i vicini sono sorgente di pace”.