Piazza, Bologna
Quella che è da tutti comunemente chiamata Piazza di Santo Stefano non è altro, in realtà, che uno slargo triangolare dell'omonima via, un tempo esterna alle mura di Bologna.
Via Santo Stefano era una strada utilizzata quotidianamente da decine di pellegrini che transitavano per raggiungere la città di Firenze e trovavano nel Complesso di Santo Stefano, detto anche Basilica delle Sette Chiese, un luogo dove adorare molteplici reliquie e dove trovare riposo e ristoro.
Sulla piazza affacciano ancora oggi alcuni edifici appartenenti alle famiglie più importanti della città. Tenendo la basilica alle spalle, sulla destra della piazza si sviluppano le pertinenze della famiglia Isolani, ancora oggi proprietari degli edifici. Una strada coperta costellata da negozi, cortili, gallerie d'arte e ristoranti parte da sotto il portico di Casa Isolani, attraversa tutto il palazzo e finisce in Strada Maggiore sotto uno dei portici più antichi di Bologna, famoso per la presenza di alcune frecce conficcate nel soffitto ligneo.
Alle tre frecce è legata una delle leggende più divertenti della città che racconta di come tre sicari, mandati da un marito geloso ad uccidere la moglie e l’amante, furono distratti dalla donna che, percepito il pericolo, si affacciò nuda alla finestra facendo sì che i colpi degli arcieri non colpissero il bersaglio.
A sinistra troviamo invece l’insieme delle Case Tacconi, riconoscibili per l'affastellarsi delle diverse fasi costruttive sulla facciata principale. Segue il Palazzo Pasquini-Bianchi e termina questa sequenza di antichi edifici il Palazzo Salina Amorini, decorato nel 1525 con dei volti in terracotta, uno diverso dall'altro, da Alfonso Lombardi. Se visitando questa parte della città avrete un po’ di tempo per giocare, non perdete l’occasione di divertirvi ad osservare le diverse fattezze ed espressioni di questi volti.
La zona che circonda Piazza Santo Stefano è tornata ad essere nevralgica anche nella modernità della città di Bologna per due motivi principali: qui vicino nacque infatti Pier Paolo Pasolini, figlio di un gerarca fascista, cresciuto in città e qui vissuto fino al trasferimento del padre.
Il secondo episodio è invece legato all'appartenenza di Bologna alla cosiddetta Motor Valley, nome moderno attribuito alla zona di eccellenza di produzione di motori tra le città di Modena e Bologna (sia sufficiente pensare che in questa zona troviamo Ducati, Ferrari, Lamborghini, Maserati e molte altre).
Nella piccola e stretta strada che risponde al nome di Via de Pepoli e che parte accanto alle case Tacconi venne fondata, infatti, la prima officina di casa Maserati. Sul luogo è stata posta da pochi anni una targa commemorativa che reca il logo della casata. Fino all'inizio degli anni ‘90 la piazza era transitabile in macchina e fungeva anche da parcheggio, ma in seguito ad una delibera comunale venne chiusa al traffico e può essere oggi comodamente goduta dai pedoni in tutta tranquillità.
Affacciano su Piazza Santo Stefano tre delle facciate degli edifici che compongono il Complesso delle Sette Chiese: partendo da sinistra troviamo la chiesa dedicata ai santi Vitale ed Agricola, al centro la chiesa ottagonale del Santo Sepolcro è infine la Chiesa del Crocifisso, utilizzata oggi come entrata principale al complesso.
Dove oggi sorge il viale alberato, accanto alle Sette Chiese, sorgeva una volta un ostello dedito all'accoglienza dei pellegrini che passavano per questi luoghi. Questo complesso, come molte altre chiese presenti nel centro storico della città, ha subito notevoli modifiche per opera dei restauri avvenuti a cavallo tra ‘800 e ‘900 che hanno in parte alterato la veridicità della facciata architettonica.
Attualmente la piazza è spesso usata per concerti, manifestazioni, installazioni artistiche ed è animata il secondo week-end di ogni mese da uno dei mercati di antiquariato più caratteristici della città.