Attrazione, Bologna
Guercino nacque a Cento (Ferrara) nel 1591. Il suo grande talento per la pittura fu subito chiaro sin dalla sua prima infanzia.
Sviluppò la sua arte lungo tutto il corso del Seicento e venne riconosciuto come uno dei più grandi maestri della fase matura e apicale del Barocco. Lo strano soprannome che si portava cucito addosso probabilmente derivava dal fatto che fosse affetto da una qualche sorta di strabismo, che si dice possa anche aver influenzato la sua metodologia di resa delle figure nello spazio.
A differenza di molti altri artisti contemporanei utilizzò grandemente il contrasto tra luci ed ombre, allontanandosi dalla noiosa opacità che invece in quel momento artistico andava per la maggiore.
Si racconta che creò la sua prima opera proprio a Cento, sulla facciata della casa dove in quel momento viveva, disegnando a memoria e a mano libera una copia di una stampa che aveva in casa rappresentante la vergine. La famiglia decise quindi di assecondare le naturali inclinazioni di questo precoce talento mandandolo prima a bottega dal Bertozzi e poi da Bartolomeo Gennari.
Dal 1609 il giovane apprendista venne trasferito a Bologna dove ebbe la possibilità di frequentare altre botteghe ma soprattutto di ammirare le opere d'arte che già decoravano chiese e palazzi in città.
Lui stesso dirà poi in seguito di essere stato particolarmente colpito e di avere approfondito lo studio delle opere dei Carracci. Con le opere dell'illustre famiglia di pittori bolognesi era già venuto a contatto negli anni giovanili poiché a Cento era conservata un'opera di Ludovico Carracci, che si dice non si stancasse mai di osservare e studiare.
La seconda città ad accogliere le sue sperimentazioni fu Ferrara, dove entrò in contatto e ammirò opere che molto dovevano ai colori e alle composizioni dei grandi maestri veneziani dei secoli precedenti.
Raggiunta una discreta fama venne convocato a Roma nel 1621 da Gregorio XV, papa di origine bolognese appartenente alla nobile famiglia dei Ludovisi, dove lavorò instancabilmente per un decennio, per fare poi ritorno a Bologna.
Una delle sue opere meno conosciute in città è conservata all'interno del Palazzo Sampieri Talon ed è possibile oggi visitarla grazie all'intervento dell'Associazione “Amici del Guercino” e alla volontà dei padroni di casa di aprire le porte della loro dimora.
L'affresco rappresenta Ercole e Anteo coinvolti in una cruenta lotta e venne dipinto dall'artista centese nel pieno della sua maturità artistica. Si dice che ormai la sua fama fosse tale che la famiglia lo lasciò libero di decidere tematica e impostazione della decorazione; forse proprio per questo risulta uno dei suoi affreschi più riusciti.
Il gigante Anteo era figlio di Poseidone e della Madre Terra ed era risultato invincibile, fino all'arrivo di Ercole, proprio perché collegato con il suo elemento primigenio. Ercole intuì quale fosse la fonte della sua forza e per sconfiggerlo lo sollevò staccandogli i piedi da terra. Avendo perso immediatamente le forze, il gigante venne stritolato nel forte abbraccio dell'eroe ed è proprio questa la scena che troviamo rappresentata sul soffitto del palazzo nella quale Anteo, cosciente di essere ormai sconfitto, tenta ancora un'ultima disperata reazione.