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Parco della Montagnola

Parco, Bologna

Parco della Montagnola: Informazioni sull'attrazione

Quello che oggi è da tutti comunemente conosciuto con il nome di Parco della Montagnola di Bologna era in realtà una zona già dedicata al passeggio a partire dalla seconda metà del XVII secolo.

La zona su cui il parco sorge è un crocevia di storie che raccontano molto dell'evoluzione della città. Proprio in questo luogo sorgeva, infatti, la rocca del legato pontificio fatta costruita da Bertrando del Poggetto e distrutta per ben quattro volte dalla folla inferocita che protestava contro il controllo papale. In seguito all'ultima distruzione si decise di non ricostruire più l'edificio, di cui oggi rimangono soltanto alcune vestigia nei ruderi collocati di fronte alle scale della Montagnola e nei sotterranei dell'Hotel I Portici, che nascondono l'antica ghiacciaia della rocca.

La zona divenne quindi un angolo quasi abbandonato di Bologna, trasformandosi lentamente in una discarica e, crescendo ed accumulando, si andò a formare la collina artificiale su cui poi venne creato lo spazio per le passeggiate e a cui il parco deve il suo nome. Proprio questa sua precoce vocazione fece sì che, di fatto, il parco della Montagnola venne considerato il primo vero giardino pubblico di Bologna con molto anticipo rispetto a quello che stava succedendo nelle altre città italiane dove i giardini erano ancora appannaggio delle classi più altolocate.

Il Parco della Montagnola ha vari accessi, due dei quali, i più spettacolari, si affacciano su Piazza XX Settembre e su Piazza VIII Agosto. Il primo è abbellito dalla magnifica Scala della Montagnola, creata su progetto di Tito Azzolini e di Attilio Muggia a cavallo tra il 1893 e il 1896 ed inaugurata davanti agli occhi della famiglia Savoia.

La scala è decorata da bassorilievi e da gruppi scultorei creati dalle sapienti mani di alcuni dei più importanti artisti dell'epoca, tra cui Arturo Orsoni, Pietro Veronesi, Tullo Golfarelli, Ettore Sabbioni e Arturo Colombarini. Centro nevralgico della composizione architettonica è, senza ombra di dubbio, la Fontana della Ninfa alla quale Giosuè Carducci dedicò addirittura un sonetto. Nei versi del poeta, la ninfa si rivolge alla fontana del Nettuno, che da quel momento in poi venne considerato suo legittimo marito.

L'altro ingresso al Parco della Montagnola si trova invece accanto all'imponente monumento in onore ai caduti dell’8 agosto 1848, progettato da Pasquale Rizzoli nel 1904. L’enorme composizione in bronzo omaggia tutti i bolognesi che caddero negli scontri contro l'esercito austriaco cercando di liberare la città dal suo controllo e di donare finalmente l'indipendenza all'Italia.

La piazza che si apre di fronte venne creata all'inizio del 1200 per essere destinata a luogo di commercio del bestiame ed è ancora oggi protagonista del mercato settimanale, detto “la piazzola”, che si svolge ogni venerdì e sabato, un appuntamento immancabile per chi passa in città in quelle giornate.

Oggi all'interno del Parco della Montagnola si possono trovare varie strutture tra cui quelle di una scuola, una tensostruttura che viene utilizzata per diverse iniziative del cartellone di eventi del Comune di Bologna e infine una fontana, opera di Diego Sarti, inizialmente collocata ai Giardini Margherita durante l'esposizione delle province dell'Emilia del 1888 e poi qui trasportata. La fontana è abbellita da figure di leoni e di animali marini.

L'aspetto attuale della parte centrale del parco si deve all'architetto Giovanni Battista Martinetti, conosciuto in città per essere filonapoleonico, progettatore di altri grandi edifici quale quello di Villa Spada. Martinetti fu anche il marito di Cornelia De Rossi, matrona a capo del più vivace salotto culturale in tutta la città, che fece innamorare personaggi come Canova, Foscolo e Stendhal.

La terra del parco fu per alcuni anni luogo di sepoltura dei patrioti Luigi Zamboni e Giovanni Battista de Rolandi, morti durante un tentativo di rivolta popolare e qui tumulati per volere di Napoleone, desideroso di omaggiare la loro memoria. Quando gli austriaci però rientrarono in città le salme vennero riesumate e disperse.