Monumento, Bologna
La Fontana del Nettuno a Bologna venne interamente progettata, fatta eccezione per la statua principale, da Tommaso Laureti, autore palermitano dalle molteplici capacità. Pittore, ingegnere e scultore, Tommaso disegnò e progettò l'intero insieme architettonico, dalle decorazioni esterne fino ai tubi che ancora oggi collegano la fontana con la cisterna sui colli, un altro progetto del Laureti chiamata Conserva di Valverde.
L'architetto aveva tratto ispirazione per il suo progetto dalle fontane che spesso aveva visto girando per Roma senza tener conto però della maggiore presenza di calcare nell'acqua bolognese. Questo errore gli costò caro perché la cisterna non funzionò mai al massimo delle sue potenzialità e così di conseguenza anche la fontana, piena di ugelli che solo in parte emettevano spruzzi d'acqua.
Originariamente la Fontana del Nettuno era stata pensata per essere posta al centro di Piazza Maggiore ma poi, dato che la piazza era il cuore di tutte le manifestazioni cittadine, si decise che sarebbe stato un luogo troppo pericoloso per un oggetto così delicato e si creò quindi un angolo più protetto abbattendo alcuni edifici ed andando a costituire quella che ancora oggi viene chiamata Piazza del Nettuno.
La base della fontana è decorata da quattro frasi latine che ricordano le motivazioni della sua genesi: “aere publico” significa costruita con il denaro dei cittadini, “popoli commodo” ricorda il fatto che fosse al servizio del popolo bolognese, “fori ornamento” si riferisce alla funzione decorativa della fontana stessa e il quarto lato porta la data di costruzione, 1563.
Al secondo livello, nella parte centrale si trovano gli stemmi dei grandi protagonisti di quell'epoca bolognese: le inconfondibili sei palle medicee appartenenti a Papa Pio IV, proseguendo a destra lo stemma del vice legato papale Pier Donato Cesi e, dalla parte opposta rispetto allo stemma papale, quello di Carlo Borromeo, legato ufficiale della città ma spesso assente in quanto impegnato a Milano. All’interno del suo stemma personale campeggiano due morsi di cavallo, conservati in cattedrale a Milano, che si dicevano essere fatti con i veri chiodi della croce e che, impugnati da San Borromeo durante una processione, guarirono la peste che affliggeva in quel momento la città lombarda.
I quattro putti che decorano gli angoli della fontana e reggono tra le loro mani figure marine, simboleggiano i quattro grandi fiumi del mondo ovvero il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio delle Amazzoni, mentre le conturbanti sirene appoggiate alla base della fontana sono in realtà delle Nereidi, ninfe dell'acqua a due code.
La loro sensualità causò molti problemi negli anni successivi all'inaugurazione della fontana, che videro l'applicazione delle regole emanate nel Concilio di Trento conclusosi proprio nel 1563. La ricerca di una maggiore moralità, la censura delle opere d'arte (fu questo, ad esempio, il momento in cui vennero disegnati i pantaloni sulla Cappella Sistina michelangiolesca) fecero sì che l'opera venne ritenuta scandalosa e che, si narra, le ragazze bolognesi di buona famiglia evitassero di passarvi di fronte per raggiungere la piazza principale.