Complesso di San Michele in Bosco: Informazioni sull'attrazione
La chiesa del Complesso di San Michele in Bosco svetta su una zona pedecollinare che sovrasta la città di Bologna. L'edificio religioso è affiancato dall'ex convento dei monaci olivetani, uno dei più grandi che si possono ancora trovare in tutta Italia, che dal sagrato della chiesa fornisce una meravigliosa vista su tutta la città.
I monaci olivetani si insediarono in questo luogo nel lontano 1364. Ancora oggi fanno parte dell'Ordine Benedettino, ma sono caratterizzati da alcune differenze rispetto alle altre congregazioni dell'ordine: hanno ad esempio una limitazione temporale nel ruolo dell'abate, e possono spostarsi liberamente da un monastero all'altro.
Come molti altri edifici del centro cittadino, anche questa chiesa ha subito vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli e l'aspetto che possiamo ammirare oggi risale all'incirca al XV secolo.
Tra il 1517 e il 1523 furono eseguite grandi opere di restauro che andarono a riqualificare le zone in forte stato di degrado all’interno del complesso, proprio grazie ai finanziamenti dalla stessa congregazione olivetana.
La Chiesa di San Michele in Bosco subì, ovviamente, gli espropri e sequestri dell'epoca napoleonica, durante la quale fu trasformata in una caserma e in una prigione: un destino comune a quello di altri grandi edifici ecclesiastici cittadini, come ad esempio San Giovanni in Monte.
In epoca di Restaurazione venne abitata più volte dal Legato Pontificio, e la stessa funzione ebbe anche durante i primi anni del Regno d'Italia, quando più volte ospitò la famiglia reale.
La vera svolta funzionale per questo luogo arrivò quando fu fondato l'Istituto Ortopedico Rizzoli, che come sede scelse proprio il complesso di San Michele in Bosco. La struttura venne frazionata e sorsero così l'ospedale e la sua grande e fornita biblioteca.
Gli esterni e le decorazioni di San Michele in Bosco
L'aspetto esterno si deve ai lavori dell'architetto
Biagio Rossetti, lo stesso che a Ferrara si stava occupando della progettazione di
Palazzo dei Diamanti e della grande addizione Erculea.
Entrando all'interno si nota subito la presenza di due diversi livelli: uno destinato ai fedeli ed alle funzioni, l'altro invece all’esclusiva frequentazione del coro dei monaci.
L'apparato decorativo è formato da
numerosi dipinti e sculture che risalgono tutti ad un periodo compreso tra XVI e XVII secolo. Uno dei luoghi sicuramente più belli e scenografici di tutto il complesso è però il
Chiostro Ottagonale che affianca la chiesa.
I lati di questo chiostro erano tutti un tempo magnificamente decorati da artisti della
scuola dei Carracci. Purtroppo, essendo esposti ad intemperie e vicissitudini della storia, poche di queste meraviglie sono giunte fino ai giorni nostri.
L’effetto cannocchiale
Il complesso di San Michele Bosco
nasconde anche una piccola magia che si può scoprire valicando la porta che dal presbiterio si apre su un lunghissimo corridoio (parte del convento comunemente chiamato dai bolognesi “il cannocchiale”) e che termina in una gigantesca vetrata con vista sulla città.
Tale nome deriva dal fatto che camminando lungo il corridoio in direzione della vetrata,
grazie a un effetto ottico si veda la Torre degli Asinelli vicinissima, quando in realtà questa si trova a notevole distanza.
La Biblioteca Umberto I
Questo meraviglioso complesso è dotato inoltre della preziosa ed antica
Biblioteca Umberto I, che affonda le sue origini ai tempi del monastero originario, e comprende la
primaria raccolta monastica del XIV secolo.
Nei suoi ambienti sono
conservati antichi manoscritti, ma soprattutto
un grande mappamondo completato nel 1762 da
Padre Rosini da Lendinara, che si avvalse delle migliori descrizioni e cartografie reperibili in quel momento storico.
Una volta sfrattati i monaci olivetani, questo luogo rimase a lungo in balia di politiche poco conservative. Soltanto a metà dell'Ottocento, con il ritorno in città del potere pontificio, si ricominciò a prendersi cura del monastero e della sua biblioteca.
Da registrare infine
l'allargamento dell'ospedale nel 1896, con successivo restauro di molti locali nel 1922 e l'istituzione della biblioteca dell'ospedale stesso, che abbraccia una delle più famose e complete collezioni di
scritti sull'ortopedia esistenti.