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Acquedotto Romano di Sasso Marconi

Zona di interesse storico, Sasso Marconi

Acquedotto Romano di Sasso Marconi: Informazioni sull'attrazione

L'Impero Romano ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell'umanità. Una delle sue caratteristiche più importanti fu l’elaborazione di una moderna concezione di civiltà, che venne poi applicata all'interno dei suoi vasti domini.

Molte delle opere costruite dai romani migliaia di anni fa svettano ancora nelle nostre città moderne: tra le creazioni più mirabili degli architetti imperiali sono sicuramente da annoverare gli acquedotti, che riuscirono a rifornire grandi metropoli in maniera capillare.

Per far sì che l'acqua giungesse nei centri urbani con la giusta pressione, gli acquedotti venivano costruiti seguendo un preciso calcolo di inclinazione. Nel caso fosse scarsa, l'acqua si fermava e stagnando diveniva malsana; se al contrario l’inclinazione era eccessiva, l'acqua arrivava con una velocità troppo elevata nelle tubature, danneggiandole.

Ogni frammento di acquedotto sopravvissuto allo scorrere del tempo rappresenta quindi una testimonianza di uno dei più grandi capolavori dell’epoca romana. A questa definizione non si sottrae l'acquedotto che si trova nel territorio di Sasso Marconi, vicino a Bologna, più precisamente all'interno dell'Oasi di San Gherardo.

A differenza di altre strutture ancora visibili, l’Acquedotto di Sasso Marconi presenta alcune peculiarità uniche. La principale è il fatto che l'acquedotto scorra all'interno di un tunnel completamente scavato a mano tra le colline di arenaria e argilla dell'Appennino, ad opera di schiavi che vi lavorarono probabilmente dai 10 ai 15 anni.

La struttura venne completata lavorando la montagna dall'interno. L'imbocco principale si trova sulla riva destra del fiume Setta e, da questo punto in poi, l'acquedotto prosegue per 19 km nella roccia; la cosa che più sorprende però è il fatto che sia ancora oggi perfettamente funzionante.

Nei secoli passati l’acquedotto di Sasso Marconi ha attraversato tuttavia un periodo di abbandono prolungato. Dopo le Invasioni Barbariche, la maggior parte delle infrastrutture romane, infatti, non risultando più adatte alle nuove culture nord europee, vennero lasciate rovinosamente inutilizzate.

L'acquedotto subì lo stesso destino, ma di esso non si perse mai definitivamente la memoria. Fu proprio per questo che, nell'ambito dei lavori di ammodernamento del neonato Stato Italiano, il tunnel dell'acquedotto venne ripristinato nel suo funzionamento (1883).

Esso rifornisce ancora acqua alla città di Bologna prelevandola dal fiume Setta, ricoprendo all'incirca un quinto del suo fabbisogno totale.