Dietro alla classica immagine di Bologna “la grassa”, culla di una lunga tradizione gastronomica, si cela una storia meno nota e un po’ fumosa, che affonda le radici nel Medioevo. È quella delle osterie storiche di Bologna: luoghi mitici, talvolta malfamati, dove nei secoli si è sviluppata l’anima più autentica della città, che ancora oggi colpisce i suoi visitatori. In questa piccola guida scopriremo come sono nate, e vi faremo conoscere alcune delle osterie più antiche del centro, tuttora in attività.
Le osterie a Bologna esistono praticamente da sempre. La loro popolarità crebbe esponenzialmente dalla metà del Duecento in avanti, tanto che nel XIV secolo in città se ne contavano ben 150. In origine però non si parlava ancora di “osterie” quanto piuttosto di “Hospitali”, strutture nate per ospitare (da qui il nome) e rifocillare gratuitamente i pellegrini che si recavano in città. Questi luoghi venivano gestiti da congregazioni religiose, che tuttavia garantivano ospitalità anche ai commercianti di passaggio a Bologna, in questo caso a pagamento.
Dagli “Hospitali” alle “Hostarie” il passo è stato breve. Sorte nel Rinascimento, le Hostarie accoglievano studenti, commercianti e viaggiatori, che si rivolgevano agli osti per avere cibo, vino e talvolta anche un letto per passare la notte. Il menù non era vasto e spesso comprendeva piatti semplici e di sostanza come la pasta e fagioli, le polpette e il friggione (una salsa a base di pomodori e cipolle), annaffiati da abbondante vino. Oltre al vitto, in alcune Hostarie gli avventori potevano dedicarsi anche ad attività illecite, come il gioco d’azzardo, o intrattenersi in compagnia di prostitute.
Pur conservando l’aspetto più goliardico e godereccio, col passare dei secoli le osterie assunsero un ruolo differente. Nel XIX secolo divennero infatti termometri dell’andamento culturale e politico della città, luoghi in cui cittadini comuni e intellettuali potevano sedersi attorno un tavolo e conversare di attualità e altri argomenti. Uno dei frequentatori più illustri delle osterie bolognesi di quell’epoca fu Giosuè Carducci, a cui era riservato un tavolo fisso nella scomparsa Bottiglieria Cillario del Mercato di Mezzo.
Attiva sin dal 1465, ancora oggi sono tantissimi i bolognesi e i viaggiatori incuriositi da questa osteria e dalla sua particolare formula, che prevede solo la mescita di alcolici; il cibo si può però portare da fuori e consumare negli stanzoni del locale, respirando un’atmosfera rilassata e casereccia.
Dalla data della sua apertura, nel corso dei secoli la fama dell’osteria non si è mai appannata, tanto che nel 1712 venne persino annoverata fra i locali del “Giuoco nuovo di tutte le osterie che sono in Bologna” di Giuseppe Maria Mitelli. In questa sorta di gioco dell’oca l’incisore bolognese raccolse una sessantina di osterie del centro, sistemandole all’interno di piccole caselle che contenevano i relativi nomi, gli indirizzi, le insegne e le loro specialità gastronomiche.
Tra le osterie storiche del centro di Bologna ancora in attività citiamo poi l'Osteria “Del cappello”, chiamata anche osteria “Al Cappello Rosso”, che si trova a pochi passi da Piazza Maggiore. Oggi trasformata in un ristorantino, questa antica osteria risalente al 1375 vanta una storia molto curiosa: i suoi locali erano gli unici a Bologna autorizzati a offrire ospitalità agli ebrei di passaggio. La posizione limitrofa a Piazza Maggiore ed esterna alle mura, che all’epoca passavano proprio per la piazza, garantiva infatti una certa protezione ai viaggiatori ebrei, benché al contempo li sottoponesse a un maggiore controllo da parte delle autorità.
C’è poi l’Osteria da Mario in via San Felice, la cui storia coincide con quella di una madre, Maria detta Marieina, e con quella di suo figlio Mario, noto per il suo carattere brusco, che gestirono il locale dal 1940 al 2008. Negli anni ‘60 l’osteria divenne un punto di riferimento per i personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, quali Lucio Dalla, Pierpaolo Pasolini e Walter Chiari. In seguito a un cambio di gestione, l’osteria prosegue tutt'oggi la sua attività in via San Felice.
Tra gli anni ‘50 e ‘70 del Novecento le osterie divennero sinonimo di musica dal vivo. Pur mantenendo saldi i propri cardini - vino, ambiente spartano e sapore conviviale - luoghi come la Buca delle Campane, l’Osteria da Vito e l’Osteria dei Poeti aprirono le loro porte ai musicisti, legando così per sempre la loro fama a quella dei cantautori che li frequentavano (un celebre esempio è quello di Guccini, ospite assiduo di Vito). Altre, come la Cantina Bentivoglio di via Mascarella e l’Osteria dell’Orsa (oggi ristorante tipico dai prezzi contenuti) rappresentavano invece una meta per i cultori della musica jazz dal vivo.
E oggi? Come abbiamo visto, alcune delle osterie più antiche e celebri di Bologna sono sopravvissute allo scorrere del tempo ma, com’è logico pensare, hanno subito alcuni (più o meno radicali) mutamenti. Se entrando in un’osteria del centro vi aspettate di rivivere l’atmosfera dei tempi andati rimarrete certamente delusi: gli anni dei cantautori e del fermento politico e studentesco sono inesorabilmente finiti. Nonostante ciò, quel che è rimasto inalterato è forse il senso di convivialità e condivisione così tipico delle osterie bolognesi, che quasi per magia si avverte alzando i calici, seduti gomito a gomito con i propri amici o con emeriti sconosciuti.
Se desiderate scoprire tutti i segreti delle osterie di Bologna in compagnia di una guida (e assaggiarne le loro specialità enogastronomiche), potreste partecipare al tour in bicicletta delle osterie bolognesi organizzato da Walk 'n Ride. Cliccate sul link per maggiori dettagli!
Le osterie a Bologna esistono praticamente da sempre. La loro popolarità crebbe esponenzialmente dalla metà del Duecento in avanti, tanto che nel XIV secolo in città se ne contavano ben 150. In origine però non si parlava ancora di “osterie” quanto piuttosto di “Hospitali”, strutture nate per ospitare (da qui il nome) e rifocillare gratuitamente i pellegrini che si recavano in città. Questi luoghi venivano gestiti da congregazioni religiose, che tuttavia garantivano ospitalità anche ai commercianti di passaggio a Bologna, in questo caso a pagamento.
Dagli “Hospitali” alle “Hostarie” il passo è stato breve. Sorte nel Rinascimento, le Hostarie accoglievano studenti, commercianti e viaggiatori, che si rivolgevano agli osti per avere cibo, vino e talvolta anche un letto per passare la notte. Il menù non era vasto e spesso comprendeva piatti semplici e di sostanza come la pasta e fagioli, le polpette e il friggione (una salsa a base di pomodori e cipolle), annaffiati da abbondante vino. Oltre al vitto, in alcune Hostarie gli avventori potevano dedicarsi anche ad attività illecite, come il gioco d’azzardo, o intrattenersi in compagnia di prostitute.
Pur conservando l’aspetto più goliardico e godereccio, col passare dei secoli le osterie assunsero un ruolo differente. Nel XIX secolo divennero infatti termometri dell’andamento culturale e politico della città, luoghi in cui cittadini comuni e intellettuali potevano sedersi attorno un tavolo e conversare di attualità e altri argomenti. Uno dei frequentatori più illustri delle osterie bolognesi di quell’epoca fu Giosuè Carducci, a cui era riservato un tavolo fisso nella scomparsa Bottiglieria Cillario del Mercato di Mezzo.
L’Osteria del Sole e altre antiche osterie del centro di Bologna
Le zone del centro storico a più alta concentrazione di osterie coincidevano proprio con le aree dei mercati, molto frequentate e trafficate sia di giorno che di sera. Il Mercato di Mezzo - così chiamato perché a metà fra il mercato di Porta Ravegnana (sotto le Due Torri) e quello di Piazza Maggiore - ne è l’esempio più lampante. Qui si trovava, e tuttora si trova, un pezzo di storia bolognese: l’Osteria del Sole di vicolo Ranocchi, gestita da tre generazioni dalla famiglia Spolaore.Attiva sin dal 1465, ancora oggi sono tantissimi i bolognesi e i viaggiatori incuriositi da questa osteria e dalla sua particolare formula, che prevede solo la mescita di alcolici; il cibo si può però portare da fuori e consumare negli stanzoni del locale, respirando un’atmosfera rilassata e casereccia.
Dalla data della sua apertura, nel corso dei secoli la fama dell’osteria non si è mai appannata, tanto che nel 1712 venne persino annoverata fra i locali del “Giuoco nuovo di tutte le osterie che sono in Bologna” di Giuseppe Maria Mitelli. In questa sorta di gioco dell’oca l’incisore bolognese raccolse una sessantina di osterie del centro, sistemandole all’interno di piccole caselle che contenevano i relativi nomi, gli indirizzi, le insegne e le loro specialità gastronomiche.
Tra le osterie storiche del centro di Bologna ancora in attività citiamo poi l'Osteria “Del cappello”, chiamata anche osteria “Al Cappello Rosso”, che si trova a pochi passi da Piazza Maggiore. Oggi trasformata in un ristorantino, questa antica osteria risalente al 1375 vanta una storia molto curiosa: i suoi locali erano gli unici a Bologna autorizzati a offrire ospitalità agli ebrei di passaggio. La posizione limitrofa a Piazza Maggiore ed esterna alle mura, che all’epoca passavano proprio per la piazza, garantiva infatti una certa protezione ai viaggiatori ebrei, benché al contempo li sottoponesse a un maggiore controllo da parte delle autorità.
C’è poi l’Osteria da Mario in via San Felice, la cui storia coincide con quella di una madre, Maria detta Marieina, e con quella di suo figlio Mario, noto per il suo carattere brusco, che gestirono il locale dal 1940 al 2008. Negli anni ‘60 l’osteria divenne un punto di riferimento per i personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, quali Lucio Dalla, Pierpaolo Pasolini e Walter Chiari. In seguito a un cambio di gestione, l’osteria prosegue tutt'oggi la sua attività in via San Felice.
Tra gli anni ‘50 e ‘70 del Novecento le osterie divennero sinonimo di musica dal vivo. Pur mantenendo saldi i propri cardini - vino, ambiente spartano e sapore conviviale - luoghi come la Buca delle Campane, l’Osteria da Vito e l’Osteria dei Poeti aprirono le loro porte ai musicisti, legando così per sempre la loro fama a quella dei cantautori che li frequentavano (un celebre esempio è quello di Guccini, ospite assiduo di Vito). Altre, come la Cantina Bentivoglio di via Mascarella e l’Osteria dell’Orsa (oggi ristorante tipico dai prezzi contenuti) rappresentavano invece una meta per i cultori della musica jazz dal vivo.
E oggi? Come abbiamo visto, alcune delle osterie più antiche e celebri di Bologna sono sopravvissute allo scorrere del tempo ma, com’è logico pensare, hanno subito alcuni (più o meno radicali) mutamenti. Se entrando in un’osteria del centro vi aspettate di rivivere l’atmosfera dei tempi andati rimarrete certamente delusi: gli anni dei cantautori e del fermento politico e studentesco sono inesorabilmente finiti. Nonostante ciò, quel che è rimasto inalterato è forse il senso di convivialità e condivisione così tipico delle osterie bolognesi, che quasi per magia si avverte alzando i calici, seduti gomito a gomito con i propri amici o con emeriti sconosciuti.
Se desiderate scoprire tutti i segreti delle osterie di Bologna in compagnia di una guida (e assaggiarne le loro specialità enogastronomiche), potreste partecipare al tour in bicicletta delle osterie bolognesi organizzato da Walk 'n Ride. Cliccate sul link per maggiori dettagli!